Canale Nord al Pizzo Recastello 28/12/2018

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Canale Nord al Pizzo Recastello - 2888mt (difficoltà PD+ pendenza 45/50 - I° roccia)

Decidere un’uscita solitaria in inverno, su una cima prossima ai 3000mt e con quasi 2000mt di dislivello, è sempre dura: sveglia prestissimo, non condividere il viaggio notturno in auto, non avere altre due paia di occhi che aiutano sempre e soprattutto non avere una spalla psicologica e tecnica… ma c’è un fascino indiscutibile che aiuta a rompere la sensazione di disagio che ti coglie quando esci dall’auto che albeggia in valle e ti trovi in alto le cime innevate a chiuderti l’orizzonte. Cosa ti ha spinto lì a volte non riesci a spiegarlo, ma quando il rosso dell’aurora incendia le vette, sai che non potrebbe esserci posto migliore… Sali e tutto quello che è sembrato ostile diventa naturale e familiare: il freddo, il buio, il ghiaccio, il silenzio e la solitudine. Cattedrali di roccia incombono, ma passo dopo passo si aprono e diventano il tuo mondo. Dopo la prosa, l’aspetto tecnico. Arrivo a Valbondione alle 7.20 e salgo prima con sentiero dalla frazione Grumetti, poi lungo la sterrata/sentiero panoramico 305 verso il rif Curò. Occhio al ghiaccio di prima mattina… Presso uno dei tornanti si prende la scorciatoia sulla sx che sale molto più direttamente e risulta più pulito. Il ghiaccio è però presente anche qui e mi costringe ad un metti/togli ramponi. Arrivato al Curò incontro casualmente Ivan e Matteo partiti da Lizzola e diretti al couloir dei ratti. Saranno casuali, ma graditissimi e forti compagni di salita. La neve dal Curò è continua e dove la traccia sale oltre la strada di collegamento con il rif Barbellino è notevole in accumulo e non portante (di notte in quota la temperatura è stata sui 3 gradi). Seguiamo una traccia dopo il secondo traliccio che sale ripidissima attraverso rododendri e ontani. Non ci convince, per cui ritorniamo sui nostri passi e avanziamo verso il Barbellino, più o meno all’altezza del sentiero che sale al Gleno. Saliamo a naso lungo un costone fino a superare una balza che ci permette di capire di essere andati troppo a Ovest rispetto al nostro obiettivo. Dobbiamo traversare… è una parola che diventa incubo, la traccia dobbiamo farla e su neve inconsistente. Poi incontriamo due persone, che, non saliti in vetta, ci rassicurano sull’itinerario. Siamo sulla via giusta, ma abbiamo perso molto tempo, il vento ha lavorato la neve e cancellato parzialmente la traccia. Inoltre le condizioni della neve sono quelle primaverili e basta qualche passo per sfondare miseramente. Psicologicamente e fisicamente iniziamo ad accusare… ci consultiamo sul da farsi. Ivan e Matteo decidono che per il couloir è tardi e optano per fare con me il canale Nord. Arrivati al conoide che segna l’ingresso al canale salutiamo Matteo che ci aspetterà al Curò. Incontriamo l’unica persona che è salito in vetta… Il divertimento inizia: il canale è bello ed in ottime condizioni. Finalmente la neve è ottimamente portante! Il freddo nel canale e le pareti attorno incrostate “patagonicamente” e ci rassicurano anche sulla coesione delle rocce e su possibili scariche; in effetti sulla neve non vi sono detriti e proseguiamo ora speditamente. A metà canale dove esso si stringe maggiormente virando a sx sta affiorando un po' di ghiaccio, ma è facilmente aggirabile. In ogni caso picche e ramponi lavorano bene anche fuori traccia, forse anche meglio. Il canale impenna progressivamente fino agli ultimi metri in uscita belli in piedi… Nulla di eccessivamente tecnico però. Attenzione alla sinistra dell’uscita: una cornice un po' incombente sta decidendo il da farsi. Siamo già contenti del panorama superbo giunti in cresta, ma la vetta è a pochi metri di dislivello e quindi non possiamo non godercela in perfetta solitudine. Sono le 13.30, abbiamo perso molto tempo sbagliando l’attacco, per cui foto rituali e poi giù per la stessa via… Devo dire che grazie alle condizioni del canale, mi sono divertito molto anche in discesa. Il calvario ricomicia già sotto il conoide: affondiamo ad ogni passo e il peggio ci aspetta… scegliamo la via più breve e logica, un canalino innevato che sembra depositare sulla mulattiera per il Curò. Probabilmente la neve fusa è già percolata come in primavera, generando buchi che ci proiettano direttamente sui sassi sottostanti. Le caviglie ringraziano e ci mettiamo un infinità a scendere, fino a ritrovare la retta via. Il resto è tramonto infuocato e buio illuminato dalle frontali. Circa 11 ore di cui soli 20 minuti di sosta in vetta. Non è un record, ma il modo migliore per vivere questo tempo. Grazie a Ivan per avere condiviso la vetta e Matteo per averci provato e aver aspettato pazientemente nel locale invernale del Curò.

Condizioni ottime del canale, pessime nell’avvicinamento. Itinerario spettacolare e selvaggio