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Nanga Parbat, il giorno dopo il salvataggio

29 Gennaio 2018 / 15:00
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Scritto da Redazione Orobie
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Nanga Parbat, il giorno dopo il salvataggio

29 Gennaio 2018/ 15:00
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Scritto da Redazione Orobie

Elisabeth Revol si trova in ospedale a Islamabad. I medici stanno curando i danni provocati dal congelamento delle mani e del piede sinistro. Tomek Marckievicsz è rimasto sul Nanga Parbat. 

Le sue condizioni erano gravissime quando Elisabeth ha iniziato a scendere. "Gli ho lasciato il suo fornello e il gas che le rimaneva. Non riusciva a muoversi  - ha spiegato ai soccorritori quando l'hanno raggiunta  nel buio a 6.000 metri d'altitudine. -" Denis Urubko, il forte scalatore russo che da anni vive a Nembro, nella bergamasca; e Adam Bielecki, volevano sapere se sarebbe stato possibile salvare anche lui, ma in quelle condizioni e con il tempo in deciso peggioramento avrebbe rappresentato una missione suicida, tentare di raggiungerlo sopra i 7.000 metri di quota.

Tomek è rimasto sul Nanga Parbat, del quale per tanti inverni ha cercato di raggiungere la cima.  Questa volta lui ed Elisabeth c'erano finalmente riusciti.  

La sottoscrizione avviata per finanziare i soccorsi resta aperta. Il ricavato servirà ora ad aiutare i figli di Tomek. Volentieri anche noi rilanciamo il link per aderire: www.gofundme.com/rescue-on-nanga-parbat

"Nel mio indescrivibile dolore  - ha scritto Anu sulla pagina Facebook del marito  -  sono felice che Eli sia sopravvissuta. Ha tentato di aiutarlo e di restare con lui il più a lungo possibile.... grazie." 

Per Elisabeth Revol sono iniziate le cure: a preoccupare sono soprattutto le condizioni del piede sinistro.

I soccorritori, oltre a Denis e Adam, Jarek Bottor e Piotr Tomala, sono a  Skardu per riposarsi. Quando le condizioni meteo lo permetteranno, torneranno in elicottero al campo base del K2, dove sono impegnati nel tentativo della prima ascensione invernale. Denis Urubko, in un'intervista Desnivel,  ha raccontato: "Abbiamo avuto l'opportunità, io e Adam, di aiutare un'altra persona, mostrando che siamo atleti, che siamo esseri umani... Penso che ogni scalatore, in una situazione simile, avrebbe fatto come me e Adam. Abbiamo dovuto dare tutto. Abbiamo dovuto farlo." 

Ecco il momento dell'incontro, pubblicato sulla pagina Facebook  di Denis Urubko


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