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"Di nuovo al Calvi", il racconto di Silvia

03 Ottobre 2018 / 14:45
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Scritto da Redazione Orobie
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"Di nuovo al Calvi", il racconto di Silvia

03 Ottobre 2018/ 14:45
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Amici sinceri in cammino per ri-esistere. Così la dottoressa Silvia Bellini spiega "Di nuovo al Calvi", la camminata organizzata da Giorgio Scuri in ricordo di Egidio Gherardi. Ecco il racconto di Silvia.

Chi non si è mai messo ai piedi delle scarpe da trekking non sa cosa si è perso finora. Non esiste modo migliore di intraprendere un viaggio se non a piedi e con un gruppo eterogeneo di persone, animate da una grande voglia di stare insieme e di mettersi in gioco, ciascuno con le proprie personalissime motivazioni. Tutti uniti dalla certezza di voler condividere un’esperienza di vita intensa e toccante, per ricordare il grande Egidio Gherardi.

La camminata è giunta alla quarta edizione. Il 30 settembre è una ricorrenza speciale: alla partenza, un centinaio di persone giunte da diverse parti della Bergamasca, dal Cremonese e dal Milanese si sono riunite, volti sorridenti, zaino in spalla e tanta allegria, quasi incuranti della fatica. Perché in fondo, le parole di Gherardi, ripetute a gran voce dal figlio Giambattista, risuonavano prepotenti dentro di loro: «In ciascuno di noi ci sono risorse insperate che lasciamo inutilizzate. Bisogna osare. Ma bisogna anche trovare Amici veri e sinceri, come ho trovato io».

"Di nuovo al Calvi" non è soltanto una manifestazione di solidarietà in sostegno di Armr, ma è molto di più: una concentrazione di vicinanza, calore, amicizia, sostegno reciproco, non sentirsi mai soli, affrontare la fatica con la certezza che i piccoli gesti di chi ti è accanto ti sosterranno nel raggiungere la meta.

Questo lungo percorso compiuto per la prima volta il 30 settembre del 1978 da Egidio Gherardi, camminatore tenace e infaticabile innamorato pazzo della vita, il quale portò a termine l’impresa di percorrere la strada da Valtesse, un quartiere di Bergamo, al rifugio Calvi, in poco più di 23 ore, con le stampelle e 40 centimetri di neve. È stato riproposto da Giorgio Scuri, alpinista rinato dopo una grave malattia, per la prima volta quattro anni fa. Giorgio dedicò l’impresa a Egidio Gherardi e all'Armr, Fondazione Aiuti per la ricerca Ricerca sulle Malattie Rare

Alla prima edizione si unirono soltanto quattro uomini accomunati dalla passione per la montagna e dalla certezza che nella vita nessun obiettivo è impossibile se si hanno motivazione, coraggio ed un pizzico di follia! A quattro anni di distanza, i sostenitori della camminata di solidarietà sono aumentati a dismisura: amici, alpinisti, sportivi, simpatizzanti, persone affette da malattie rare e disabilità. Tutti in cammino per la vita e per la ricerca. In cammino con il cuore, scortati anche dalla fiaccola olimpica che Giorgio Scuri ha portato con orgoglio durante le ultime olimpiadi invernali in Corea. Quest’anno la manifestazione è stata omaggiata anche dalla presenza di un altro tedoforo cremonese, Gianpaolo Fattori.

La Bergamo-Calvi è anche fatica, tenacia, costanza: spesso, infatti, è accaduto di sperimentare la sete e la fame, ma prontamente i preziosissimi volontari di Armr Rita, Gianni e Tarcisio, hanno coccolato i partecipanti con bevande e cibo a volontà. La manifestazione, molto sentita in Val Brembana, è stata accolta con calore ed entusiasmo soprattutto a Branzi, dove decine di persone attendevano con impazienza gli atleti. Tra loro una donna tetraplegica di 36 anni, Kikka Monaci, che ogni anno percorre il tratto da Branzi a Carona, dimostrando a tutti quanto ciò che conti è esserci per sentirsi vicini, per farsi coraggio e sostenersi. Sempre. Come nella vita: camminare, camminare e camminare ancora, uno a fianco dell’altro, uno nelle scarpe dell’altro. Camminare pensando al giorno in cui siamo venuti al mondo e a quello in cui ce ne andremo. Camminare accanto alla fragilità, nella nudità senza toghe, senza indici levati. Dobbiamo camminare per costruire un mondo la cui base non siano più il giudizio e il pregiudizio, ma l’umiltà e la comprensione.

Camminare insieme non può che rafforzare la cooperazione, la cura reciproca e la presa di coscienza dell'io. Questo cammino è  innanzi tutto, un viaggio alla scoperta di noi stessi, dell’altro, degli altri… sempre capaci di sorprenderci e di lasciarci meravigliare dietro ogni angolo inesplorato, dietro ogni scorcio non ancora ammirato.

Ognuno di noi in viaggio con l’essenziale: nello zaino soltanto lo stretto necessario; nel cuore un sacco di entusiasmo, la stessa voglia di vivere del caro Egidio e di non perdersi nulla di questa esperienza!

Camminare per condividere crescendo insieme: in cammino ogni persona ha l’opportunità di mettere in gioco le proprie potenzialità, abilità e disponibilità, per dare il meglio di sé, per aiutare l’altro, rispettandone tempi e spazi e per raggiungere il traguardo insieme. Il cammino costringe anche, spesso, a confrontarsi con sensazioni di impotenza e situazioni di difficoltà, sia a livello fisico che emotivo.

"Di nuovo al Calvi" è sentire i piedi che fanno male, l’umidità e il freddo pungente della salita verso il rifugio che fa quasi girare la testa. E’ pensare di non farcela più quando si crede di essere giunti alla meta ed invece si scopre che la meta è ancora distante. E’ un respiro profondo, una boccata d’aria fresca, un sorso d’acqua limpida che sembra non arrivare mai.

E’ una risposta che vai cercando tra un passo e l’altro. E’ una domanda che sembra senza via di scampo. Illusione. Utopia. Cammini pensando. Pensi camminando. E poi, poi arriva la stanchezza inesorabile che ti sfianca. E improvvisamente i pensieri si fanno confusi, nebulosi. Il corpo, impertinente, pretende di essere ascoltato. Si fa sentire con forza, facendo vibrare ogni parte di te. E così, profondamente, riprendi il contatto con te stesso. Il corpo non mente, maiE dal corpo penetri dentro, fino alla mente e al cuore. Tutto, improvvisamente, si fa più chiaro: il cuore delle cose.

Che cosa conta veramente nella tua vita? Che cosa ti rende felice?

Il cammino, che ti arricchisce nel momento stesso in cui lo stai percorrendo. Ed oggi, con la fatica del cammino sulle spalle, te ne rendi conto più che mai. Camminare aumenta e allarga le tue prospettive, la tua visione delle cose, sia in ampiezza che in profondità.

E così, camminando comprendi che il cuore del viaggio è proprio lui, il tempo: da vivere, da assaporare, da prendersi per coltivarsi reciprocamente. Il tempo della cura,  per l’altro, con l’altro e di sé.

Perché, lo diceva anche Egidio Gherardi: «…è stato, più di ogni altra cosa, l’avere amici veri e sinceri”, a consentirgli di credere in se stesso e di farcela. Raggiungere il traguardo. Insieme».

Dopo 65 chilometri di fatica, ostacoli e sostegno reciproco, soltanto gioia. Gioia di una meta condivisa. Gioia negli occhi. Gioia nel cuore. Gioia nell’anima. Momenti indimenticabili.

Ed è soltanto quando raggiungi la tua meta che ti rendi conto di quanto la fatica sia stata un fardello leggero. La motivazione conduce a una consapevolezza nuova che ti permette di non arrenderti nemmeno di fronte al più arduo dei sogni.

E poi, giunge un messaggio profondo del grande Reinhold Messner, che ha espresso la sua partecipata vicinanza a Giorgio Scuri con queste parole: «L’alpinismo e l’avventura sono normalmente legati nell'immaginario collettivo alla figura del "superuomo". Ma io non mi sono mai sentito tale. Credo anzi di avere sempre avuto un fisico normale (però tanti sogni che ho cercato di realizzare sfidando me stesso). Adesso che le montagne per me si fanno sempre più alte e i deserti di sabbia o le distese di ghiaccio sempre più infiniti, mi sento più vicino a coloro che non hanno la fortuna di poter vivere liberamente i propri sogni e per questo auguro il massimo successo alla vostra camminata». Silvia Bellini

 


     


                                          

Commenti

giorgio scuri 5 anni, 6 mesi

quante emozioni ben descritte bravissima Silvia

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