Aprile di cammini e sentieri
I cammini sono la tendenza del momento. Rappresentano l'essenza del turismo slow e condensano storia e valori di un territorio. Ad aprile Orobie ti ...
Cambiamenti climatici, innalzamento delle temperature, calo delle precipitazioni: questi sono alcuni dei fenomeni che affliggono il nostro pianeta. Le conseguenze di tutto ciò sono visibili anche sulle nostre Orobie: le lingue di ghiaccio perenni rimaste sono, infatti, ormai poche. Una delle vedrette rimaste è quella del Lupo, situata sotto il passo di Coca sul versante valtellinese. E' proprio questa la meta del nostro non breve itinerario che ci porterà fino al bivacco A. Corti (2500m) . Il luogo di partenza è l'abitato di Valbondione in alta Val Seriana da cui seguiamo le indicazioni per il rifugio Coca. Mantenendo un buon passo raggiungiamo in breve il rifugio, un vero e proprio "nido d'aquila" con una bella vista sulla valle e le montagne circostanti. Dopo esserci riposati ed aver reintegrato le forze con qualche quadrato di cioccolato, ci riavviamo alla volta del lago di Coca posto in una conca al cospetto delle aspre vette orobiche. Da qui seguiamo la traccia di sentiero che conduce su sfasciumi al passo di Coca (2645m), confine tra Val Seriana e Valtellina e, dunque, tra le province di Bergamo e Sondrio. Giunti faticosamente al passo ci fermiamo per una pausa obbligata dalla stanchezza e dalla meravigliosa vista di cui si gode da questa posizione: da una parte la "Regina della Orobie", la Presolana, dall'altra la Vedretta del Lupo e le Alpi Retiche sullo sfondo.
Qui incontriamo un escursionista polacco con il quale abbiamo una piacevole chiacchierata prima di riprendere il nostro cammino. Una volta calzati i ramponi discendiamo con attenzione sul ghiacciaio accompagnati da un'impagabile visuale sul Pizzo Bernina. Finalmente raggiungiamo la nostra destinazione finale, il bivacco A. Corti, di proprietà del CAI di Sondrio, dove passeremo la notte. Dalla piccola costruzione in muratura godiamo di un meraviglioso tramonto sulle cime delle Orobie e delle Retiche, con lo sguardo che spazia fino alla vicina Svizzera.
Dopo aver scattato qualche fotografia ci corichiamo e puntiamo la sveglia per le 5:30 della mattina successiva, per poter godere dell'alba. La notte trascorre tranquilla e, scesi dai letti e abbandonato il tepore del bivacco, l'immagine che ci troviamo davanti è spettacolare: ci basta aspettare qualche minuto per vedere i raggi del sole fare capolino dalla testata retica. Incuranti del freddo (il termometro infatti segna +4 gradi), potremmo ammirare questo paesaggio per ore, ma purtroppo è ora di ripartire e fare ritorno a Valbondione. Tornando verso casa ripercorro quanto ho vissuto e, oltre ai paesaggi, ciò che porto con me sono soprattutto i volti e i sorrisi dei miei compagni di viaggio e i nuovi incontri fatti lungo il cammino; allora mi rendo conto di quanto risulti vera quella frase pronunciatami qualche anno fa da un alpinista: "La montagna non è uno sport, ma un'esperienza di vita da condividere con gli altri."
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