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Il ghiacciaio è il più profondo d'Italia e il più a sud delle Alpi, e sorge in un parco naturale, l'Adamello, tutelato dall'Unesco. Il carotaggio è stato effettuato nel corso di 11 giorni in un campo base a 3.200 metri di altitudine, 24 ore al giorno su turni di 3 ore ciascuno e 6 ore di riposo, a una temperatura di -24 °C durante la notte.
"Regione Lombardia - ha spiegato Raffaele Cattaneo - ha voluto sostenere questo progetto scientifico in linea con la nostra politica ambientale. I ghiacciai hanno memoria dei cambiamenti climatici e i 225 metri di ghiaccio che sono stati estratti permetteranno di leggerne la storia. Inoltre, con la posa della fibra ottica su un ghiacciaio della Lombardia è stato possibile eseguire un monitoraggio mai fatto prima a un ghiacciaio alpino".
Ecco una sintesi delle attività svolte nella prima fase, secondo gli obiettivi fissati: una carota di 225 metri totali di ghiaccio estratta (nell'iniziativa precedente erano stati 45 metri. Ben 300 spezzoni del carotaggio, da 70 centimetri di lunghezza ciascuno di 80 millimetri di diametro, trasportati al deposito centrale dell'EuroCold lab dell'Università di Milano-Bicocca. Un nuovo sistema di carotaggio-sonda a calore. Quattro 4 cavi di fibra ottica posizionati per analizzare il ghiacciaio in orizzonte e verticale. Mille ragazzi da 55 classi collegati col campo base con circa 80 professori.
"Quella che abbiamo raccolto attorno al progetto - ha detto il presidente della fondazione Lombardia per l'ambiente Matteo Fumagalli - è una squadra di partner di alto livello. Vocazione della fondazione è la realizzazione di studi e ricerche che forniscono a Istituzioni e protagonisti del territorio, come Regione Lombardia, i fattori decisivi per azioni di policymaking e attività mirate".
"Un risultato importante - ha concluso Raffaele Cattaneo - per la nostra Regione, per l'ambiente e per gli studi sulle evoluzioni dei cambiamenti climatici. Questo ci fa proseguire convintamente nel sostegno al progetto. A conferma della necessità di proseguire il lavoro che la Lombardia sta portando avanti sui temi ambientali, sul cambiamento climatico, sullo studio della biodiversità. Sempre in un'ottica di sviluppo sostenibile e con uno sguardo al futuro e alle tecnologie innovative che ci permetteranno di studiare al meglio le evoluzioni dei nostri territori". All'incontro hanno preso parte Fabrizio Piccarolo, direttore della fondazione Lombardia per l'ambiente, Massimo Maugeri, assessore al Parco Adamello, Valter Maggi, Università degli studi Milano-Bicocca, Iacopo Morosi, viceresponsabile Ricerca e sviluppo Cohaerentia, Luca Albertelli geologo progetto ADA 270, Lino Zani, coordinatore comunicazione ADA 270 ed Elena Guarnone, Edison - Head of Sustainability.
"Il ghiacciaio dell'Adamello - ha osservato Valter Maggi dell'Università degli studi Milano-Bicocca - racchiude la storia climatica e ambientale della Lombardia e delle regioni limitrofe. Capire come si è evoluto il clima e l'ambiente nel passato permette di fornire le basi per costruire scenari futuri. Per usare un esempio sportivo, è come il salto in lungo. Noi costruiamo la rincorsa per permettere ai modellisti di fare il salto nel futuro".
"L'inserimento di cavi in fibra ottica all'interno della perforazione - ha aggiunto Iacopo Morosi, viceresponsabile Ricerca e sviluppo di Cohaerentia - permetterà di monitorare l'evoluzione temporale del profilo termico e deformativo del ghiacciaio lungo la verticale, fino a una profondità di 225 metri, con un elevato dettaglio spaziale. Un sistema di monitoraggio di questo tipo non è mai stato applicato a un ghiacciaio alpino prima d'ora e potrà fornire preziosissime informazioni, che saranno utili a geologi e glaciologi per prevedere la futura evoluzione del più grande e profondo ghiacciaio d'Italia".
Alla luce dei promettenti esiti di ADA 270, la fondazione Lombardia per l'ambiente ha lanciato il progetto "Climada-ricostruzione climatica e ambientale dell'area dell'Adamello e delle Alpi centrali", in un contesto a scala regionale ed europea. Poter conoscere l'evoluzione climatica degli ultimi secoli con particolare riguardo alle aree di alta montagna alpina significa ricostruire l'impatto antropico, concentrandosi sui composti conservati nei ghiacciai. Composti che possono venire rilasciati nel sistema idrico circostante andando a impattare sugli ecosistemi di fondovalle e sulla qualità delle acque stesse, anche in considerazione dei possibili utilizzi civili e industriali. Vuol dire anche andare a ricostruire l'evoluzione delle specie vegetali, indigene e aliene. Con particolare importanza per quelle a forte impatto sugli ecosistemi naturali. Come pure andare a studiare e ripercorrere la storia degli incendi avvenuti negli ultimi secoli, fortemente legati a condizioni climatiche, ma anche all'impatto delle comunità alpine sulle aree di montagna.
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