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"Segni e sogni d'alpe" in mostra ad Averara

26 Luglio 2021 / 16:45
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Scritto da Redazione Orobie
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"Segni e sogni d'alpe" in mostra ad Averara

26 Luglio 2021/ 16:45
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"Segni e sogni d’alpe: passione, orgoglio e resilienza": è il titolo della mostra fotografica di Marco Mazzoleni riproposta in valle Averara su iniziativa dell’associazione Castanicoltori Averara. Rientra nel progetto "Sostenibilità, patrimonio culturale e turismo in valle Averara" realizzato con il contributo del ministero del Lavoro e della Regione Lombardia. L'esposizione è aperta dal 31 luglio al 5 settembre 2021  nella sede di Altobrembo, a Olmo al Brembo (Bergamo).

I tre temi: “scenografia, personaggi, companatici”

I temi di cui si compone l'esposizione danno vita a un prezioso catalogo edito da Moma comunicazione, in collaborazione con Orobie, vengono sviluppati in tre sedi. Il primo, “scenografia” sotto i portici di Averara. Il secondo, “personaggi”, nella ex segheria Pianetti di Olmo al Brembo ora sede di Altobrembo. L’ultimo, “companatici”, nei laboratori di Soluna ad Averara. La mostra, voluta con lo scopo di risaldare il legame stretto che Bergamo sempre ha intessuto con le sue valli e allestita in prima battuta proprio in città, trova la naturale replica nei territori che ne sono ispiratori proseguendo la ricostruzione di un dialogo alla pari, già praticato in passato tra la montagna e la città.

“É tempo di valorizzare e diffondere questo tassello di storia orobica, dove persone, mestieri, prodotti e saperi artigianali, insieme, compongono un patrimonio antropologico che deve essere, oggi più che mai, conservato e tramandato, anche come elemento di crescita culturale, civile ed economica di Bergamo”, evidenzia Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura del Comune di Bergamo .

Per Roberto Mantovani, giornalista e storico dell'alpinismo europeo ed extraeuropeo, “Pochi si rendono conto che le donne e gli uomini degli alpeggi, figure di indomabili resistenti, sono discendenti di una lunga catena di generazioni che per un millennio ha portato la civilizzazione in montagna, dando vita a una ruralità alpina del tutto autonoma rispetto alla pianura. Si tratta di una storia d’erba, di latte, di burro e formaggio che, con un sapiente intreccio tra natura e cultura, ha reso abitabili luoghi alti, selvatici e impervi, ridisegnando il contesto ambientale e costruendo, oltre il margine del mondo abitato, nicchie prative, insediamenti e sentieri d’accesso”.

“La montagna non è il giardino della città - precisa, invece, Renato Ferlinghetti, docente dell'Università di Bergamo -. E' un laboratorio territoriale del quale si è persa buona parte della memoria e il ricordo della sua storia evolutiva. Spesso anche le comunità locali perseguono soltanto la dimensione ecologica, trasformando i propri territori nei recinti ambientali della città in cui racchiudere flora, fauna e sentieristica a beneficio del loisirs del cittadino. Senza prospettive di sviluppo le numerose tipologie di prati, di pascoli, di boschi, di colture arboree, che nell’analfabetismo ambientale di ritorno non sappiamo più né identificare né denominare (ora ci bastano i termini green e verde declinati rispettivamente per il settore economico e ambientale). La nostra montagna - continua Ferlinghetti - è un ambiente costruito, deposito pressoché infinito di fatiche e di sapienze, frutto di un percorso di coevoluzione tra le abilità tecniche, culturali, creative dell’uomo e le risorse naturali. La creazione dei pascoli è iniziata già in epoca preistorica, grazie alla rimozione della vegetazione arboreo-arbustiva; così come l’attività metallurgica proto-industriale, che ha determinato intense trasformazioni nel manto forestale primigenio, utilizzato per la produzione di carbone vegetale, con con seguente profonda modifica della sua composizione floristica e strutturale”.

Marco Mazzoleni ha maturato un profondo interesse per la fotografia, che nel 1988 lo ha portato a diventare fotografo professionista. La sua attività è dedicata alla documentazione su temi di architettura, arte e paesaggio. Ha curato svariate ricerche e pubblicazioni, con reportage sulle diverse forme di produzione agricola e artigianale del territorio. Collabora da anni con la rivista Orobie.

Partner dell’iniziativa sono: Altobrembo, Comune di Averara e Olmo al Brembo, azienda agricola Soluna, Terza Università di Bergamo. In collaborazione con Moma comunicazione e Orobie e il patrocinio del Fai e dell’Università degli studi di Bergamo e l'associazione Maurizio GervasoniAssociazione Castanicoltori Averara: www.castanicoltoriaverara.it.


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