La Via Decia si presenta al Palamonti
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Lo sforzo sinergico ha preso spunto dal lavoro sviluppato a partire da Expo Milano 2015 con la rete nazionale Slow mays di Slow food, ma anche dai rapporti internazionali a vari livelli (Network internazionale dei mais antichi siglato a Gandino) instaurati con realtà agricole e universitarie italiane ed europee, del Sud America, degli Stati Uniti e dello Zimbabwe. A tutto questo si aggiunge l’istituzione (a Gandino e Rovetta) della Denominazione comunale di origine (De.c.o.) che certifica la provenienza di un prodotto da uno specifico territorio.
Il regolamento non ha soltanto lo scopo tecnico di stabilire linee comuni, ma si propone di dare concreta attuazione delle istanze di sostenibilità, qualità e genuinità che nascono dai vari attori della filiera in primis coltivatori e consumatori. “L’impegno per regolamentare la coltivazione montana dei mais a impollinazione libera della media e alta valle Seriana - sottolinea Antonio Rottigni, presidente della comunità del Mais spinato di Gandino - è garanzia di tutela della biodiversità locale e di montagna e base ideale per la promozione territoriale, turistica ed enogastronomica, che sempre più privilegia il dialogo esperienziale fra turisti e attori locali di filiere virtuose. Chi coltiva mais in valle Seriana, non è un semplice nostalgico di tempi ormai andati, ma l’indiscusso pioniere di un’epoca nuova che ha nell’uomo e nella terra le proprie radici e i propri valori”.
A luglio la comunità del Mais spinato ha organizzato un ciclo di incontri dal titolo: “I lunedì dello Spinato”. Nel salone della biblioteca comunale vengono presentati il disciplinare e progetti legati alla sostenibilità ambientale. Si comincia il 19 luglio dal fagiolo di Clusven, relatore Luca Giupponi di Unimont. Il 26 luglio tocca, invece, alla Denominazione comunale, con il giornalista Riccardo Lagorio.
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