Itinerario E

Parco del Curone: il percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

  • Escursionismo
  • 4 ore 30 minuti
11 Maggio 2022 / 16:43
0
2
1446
Scritto da Redazione Orobie
Itinerario

Parco del Curone: il percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

11 Maggio 2022/ 16:43
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Itinerario

Parco del Curone: il percorso dei terrazzamenti di Airuno e Valgreghentino

11 Maggio 2022/ 16:43
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Scritto da Redazione Orobie

Il percorso

Con il sostegno di: InTERRACED
In collaborazione con: Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone


I paesaggi terrazzati esistono da quando i primi esseri umani hanno cominciato a stanziarsi in un territorio scegliendo di abitare i versanti acclivi di montagne e colline scoscese, soprattutto quelli ben esposti al sole. Un'incessante opera dell’uomo ha gradualmente addomesticato la verticalità dei pendii, che non avrebbero consentito alcun tipo di coltivazione. La morfologia del territorio locale è stata così completamente modificata per trasformare il paesaggio da ambiente naturale a territorio ruraleSi ritiene che i percorsi di crinale o elevati rispetto al fondo valle siano stati le forme privilegiate nei tempi più antichi per la formazione di insediamenti.

I ripidi pendii del Monte di Brianza sono stati oggetto di questa trasformazione soprattutto in prossimità dei centri abitati di mezza costa e alle pendici dei versanti. I nuclei rurali di Veglio, Rappello, Biglio, Campiano, Miglianico e Aizurro conservano ancora il paesaggio terrazzato, purtroppo in buona parte ridotto a causa dell’avanzare tenace del bosco e dell’abbandono dell’attività agricola.

Il borgo di Airuno 

Questo itinerario ad anello attraversa tutti questi insediamenti rurali, percorrendo antiche vie di comunicazione, tra sentieri e mulattiere; collegando paesaggi caratterizzati da vaste coperture boschive alternati a paesaggi terrazzati, la cui vocazione agricola è mutata o si è persa nel tempo. Il percorso parte dal parcheggio della stazione di Airuno da cui si imbocca il sottopasso ferroviario e si segue il sentiero n.7.

Il sentiero sale ripido per circa un chilometro fino ad incrociare un sentiero a mezzacosta. A questo punto abbandonare il segnavia n.7 e proseguire a destra fino ad arrivare alla cascina Rappello, che potrebbe risalire alla seconda metà del settecento. Sul muro un affresco di San Giobbe, santo protettore dei cavalè, i bachi da seta, ricorda il tempo in cui la bachicoltura, insieme alla gelsicoltura, rappresentava un’importante attività per integrare le magre entrate della vita contadina. I terrazzamenti un tempo erano coltivati a piselli, fagioli, cornetti, patate e porri, prodotti che poi venivano venduti al mercato agricolo di Valgreghentino.

In prossimità delle prime case di Aizurro, imboccare il sentiero di sinistra che dolcemente sale fino ad incrociare una strada sterrata che conduce al centro storico. Si hanno notizie del nucleo abitato intorno al 1412: era un piccolo villaggio tipico della Brianza, abitato da coloni e possidenti terrieri. Ancora oggi, il paesaggio conserva la sua vocazione agricola. Giunti in piazza Roma, si arriva a un grande lavatoio ben conservato, un tempo importante luogo di ritrovo per le massaie della frazione. In prossimità della fontana, alla vostra sinistra è visibile una palina con segnavia n.4.  

L’itinerario continua imboccando la stretta via parallela alla via Tolsera, da cui è possibile godere di un ampio panorama sulla valle dell’Adda, in particolare sul Santuario della Rocchetta, che sorge sulle fondamenta di un antico castello longobardo di cui si hanno notizie già dall'anno 960. La stretta via si ricongiunge poi con via Tolsera e prosegue per una strada sterrata.

Il bosco era qui una estesa selva castanile e tracce di terrazzamento sono ancora visibili. Per una larga fascia delle popolazioni del Monte di Brianza, la coltivazione della castagna ha rappresentato un’importante risorsa alimentare che andava ad integrare la povera dieta contadina. Le castagne, vendute nei mercati del Milanese, costituivano un’entrata economica fondamentale per le famiglie. Qui si gode il panorama sulla Valle dell’Adda e sulle Prealpi Bergamasche.

Lungo l’itinerario sulla destra si incontrano i primi terrazzamenti, oggi coltivati a zafferano, patate, frumento e una antica varietà di mais, lo scagliolo. Interessante il masso erratico di serpentinite che si trova nel campo al limitare della strada, denominato dai locali “Sass balena” per la sua particolare sagoma. 

Dopo circa 500 metri si arriva a uno dei più suggestivi borghi rurali del Monte di Brianza: Veglio. Il toponimo potrebbe essere ricondotto al significato di “vegliare”, “fare da guardia”. Dal punto di vista storico, la sua presenza è attestata fin dal 1412. Tutti i campi e i boschi circostanti all’abitato furono di proprietà delle monache della Bernaga (Perego ora La Valletta Brianza). La struttura, antecedente al Settecento, è un raro esempio di abitato montano a cortina chiusa e compatta, che definisce una corte stretta e allungata sulla quale si affacciano gli edifici, costruiti in pietra con piccole e rade finestrature.

Attorno, alcuni terrazzamenti sono ancora coltivati come un tempo (i ronchi), a ricordare l’economia di sussistenza contadina: verdura, antiche varietà di frutta e allevamento avicolo. Anche su questi terrazzamenti le coltivazioni erano di piselli, porri, fagioli, cornetti e patate; si coltivava, inoltre, frumento, macinato poi nel mulino di Taiello. La fila di gelsi, ora ridotta a pochi esemplari, costituiva una caratteristica architettura vegetale, che incorniciava l’ingresso di Veglio, a testimonianza della pratica locale della bachicoltura. In un locale della cascina sono ancora presenti dei graticci per l’allevamento del baco da seta.

Il percorso prosegue con una visita alla corte della cascina, da cui ci si congeda prendendo le scale che salgono alla nostra sinistra, fino ad intercettare il sentiero che costeggia l’abitato. Proseguire sulla destra. A circa 200 metri alla nostra sinistra in alto sulle balze, si trova una cappelletta votiva dedicata ai morti della peste, il cui affresco appare purtroppo indecifrabile.  

Il sentiero prosegue salendo fino alle rovine di un vecchio essiccatoio, dove fino ai primi anni del Novecento arrivavano le castagne raccolte nelle selve del monte per essere essiccate, battute e pulite per il commercio nel Milanese. Questo luogo è chiamato “Secaù”. Il sentiero ora sale verso i campi terrazzati, in passato coltivati come quelli di Rappello e Aizurro e ora destinati a prati stabili.

Dai terrazzamenti sopra Veglio si apre una notevole veduta panoramica/paesaggistica dalla quale, oltre alle Prealpi e alla Valle dell’Adda, si intravvedono a sud la cima del Monte San Genesio e l’Eremo, mentre a metà costa la piccola frazione di Aizurro con i suoi terrazzamenti.

Dopo aver attraversato i campi, il sentiero incrocia una carrareccia che sale ripida verso l’antico nucleo abitativo di Campiano, di cui è attestata la presenza in un atto riferito alla sua selva nel 960. Il suo toponimo significherebbe “campo in piano”. Superato l’abitato di Campiano, cambia il numero di segnavia: non più il n. 4, ma il n.9. 

L'abitato di Campiano 

Questa mulattiera è un’importante via millenaria di comunicazione che collega a nastro gli agglomerati urbani del monte; in questo tratto attraversa in costa la Valle della Pizza, nome che deriva dalla cima sovrastante. Lungo il percorso sulla sinistra una suggestiva cappelletta dedicata alla Madonna raffigura i morti della peste. Più avanti si incontra uno degli elementi caratteristici del nostro paesaggio rurale: un casotto, in dialetto “cassòt”, ricovero degli attrezzi o avamposto per lo sfruttamento delle risorse legate al bosco e ai terrazzamenti intorno.

Nelle vicinanze delle prime case di Biglio Superiore, a sinistra della mulattiera si intravvede un piccolo sentiero che sale sopra un grande pianoro, dal quale si gode una vista imperdibile sul Monte ResegoneDopo essere tornati sul sentiero principale, il giro vallivo si conclude con l’arrivo a Biglio Superiore, una delle architetture rurali meglio conservate, che documenta il tipico borgo contadino dell’Alta Brianza. L’abitato di Biglio si sviluppa in due parti: una alta, Biglio Superiore e una più bassa su un pianoro sottostante, Biglio Inferiore. Biglio Superiore è ancora abitato e un bel lavatoio, recentemente recuperato, campeggia in mezzo alle case. Poco più avanti si trova l’Agriturismo Il Terrazzo, dove è possibile pranzare previa prenotazione. 

Scendendo lungo la mulattiera si osserva, oltre al vasto panorama, i terrazzamenti che modellano l’ampio costone tra Biglio Superiore e Biglio Inferiore, oggi purtroppo quasi completamente abbandonati. Due filari di vite di fronte ai campi dell’Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo, sono la malinconica memoria di un tempo in cui i terrazzamenti erano tutti assiduamente lavorati a ortaggi, cereali, frutta e vite; coltivazioni che consentivano alla povera comunità di Biglio, di avere l’autosufficienza alimentare.

L’architettura del nucleo rurale di Biglio Inferiore risente dell’influenza del Bergamasco e di conseguenza della Serenissima. Le costruzioni sono basse e all’interno si trovano stalle, fienili e ricoveri per attrezzi. I terrazzamenti a fianco dell’abitato di Biglio Inferiore sono coltivati a ortaggi e conservano molti alberi da frutta antica.  Un abitante di Biglio Inferiore è custode di questa grande ricchezza genetica e sui suoi terrazzamenti si trovano ancora molte varietà di frutta antica comuni a tutto il monte. A Biglio Inferiore seguire la palina a destra che indica il segnavia n. 4 che ci riporterà a Veglio.

Il nucleo rurale di Biglio

Dopo aver lasciato alle spalle l’abitato percorrendo un sentiero in piano, ci si inoltra in un fitto bosco (come indicazione, seguire i segni di vernice rossi lasciati su tronchi e pietre). Dopo circa 15 minuti di cammino il percorso intercetta nuovamente il sentiero che sale a Campiano attraverso i campi. A questo punto prendere a sinistra per tornare all’abitato di Veglio. Qui bisogna costeggiarne fino in fondo le case e a destra dell’ingresso della cascina prendere la mulattiera che conduce alla località di Miglianico (mancano totalmente le indicazioni). 

La mulattiera, che entrando nel bosco diventa poi un sentiero, scende fino ad arrivare ad un trivio. (mancano indicazioni). Prendere il primo sentiero di destra che dopo circa 15 minuti di cammino arriverà all’abitato di Miglianico. Dal vecchio lavatoio in disuso, proseguire fino alla strada asfaltata.

Miglianico è una piccola località del comune di Valgreghentino, la cui vocazione agricola di un tempo è testimoniata dalle cascine e dalla presenza di molti terrazzamenti, quasi esclusivamente ora destinati a prato. Il toponimo fa riferimento alla distanza approssimativa di mille passi romani che lo separano da Airuno.

Seguire a destra la strada che costeggia i campi e da cui è possibile ammirare il Santuario della Rocchetta. Lungo il percorso sulla destra, a ridosso del torrente Tolsera, si trova un mulino ormai dismesso. Un tempo i contadini della zona portavano qui a macinare frumento e grano. Proseguire sempre dritti sulla strada, oltrepassare la località Taiello e arrivati all’incrocio con la strada che risale a Aizurro, procedere in salita per circa 200 mt, dove sulla nostra sinistra imboccheremo il sentiero con segnavia n.4 che scende fino alla stazione di Airuno. 

I punti d'interesse lungo il percorso: 

1. Cascina Rapello ad Aizurro. Era una località un tempo piuttosto isolata del comune di Airuno, diventata con il passare dei secoli un insediamento contadino di media collina. La struttura architettonica e la soluzione urbanistica adottata parrebbero far risalire la sua costruzione attorno alla seconda metà del settecento. Sul muro della cascina un affresco di San Giobbe, venerato santo protettore dei cavalè, i bachi da seta, ricorda il tempo in cui la bachicoltura rappresentava un’importante attività per integrare le magre entrate della vita contadina.

Affresco di San Giobbe

2. Aizurro. Si trova a metà costa sotto il Monte San Genesio. Dal punto di vista storico, si hanno notizie del nucleo abitato intorno al 1412 e la derivazione del nome è incerta. Un tempo era un piccolo villaggio tipico della Brianza, abitato da coloni e possidenti terrieri. Ancora oggi, il paesaggio conserva la sua vocazione agricola. Sotto l’abitato di Aizurro si dispiegano i terrazzamenti, ancora chiamati dagli abitanti con il loro antico toponimo “La Vigna”. 

3. Terrazzamenti. Lungo l’itinerario sulla destra si incontrano i primi terrazzamenti, oggi coltivati a zafferano, patate, frumento e una antica varietà di mais, lo scagliolo. Interessante il masso erratico di serpentinite che si trova nel campo al limitare della strada, denominato dai locali “Sass balena” per la sua particolare sagoma. Il panorama di cui si gode è quello sulla Valle dell’Adda e sulle Prealpi Bergamasche, dove a mezzacosta il suggestivo paese di Carenno si distingue particolarmente in mezzo ai tanti piccoli borghi che costellano il versante.

4. Veglio. Rappresenta uno dei più suggestivi borghi rurali del Monte di Brianza. Il toponimo potrebbe essere ricondotto al significato di “vegliare”, “fare da guardia”. Dal punto di vista storico, la sua presenza è attestata fin dal 1412. Tutti i campi e i boschi circostanti all’abitato furono di proprietà delle monache della Bernaga (Perego ora La Valletta Brianza). La struttura, antecedente al Settecento, è un raro esempio di abitato montano a cortina chiusa e compatta, che definisce una corte stretta e allungata sulla quale si affacciano gli edifici, costruiti in pietra con piccole e rade finestrature. Attorno, alcuni terrazzamenti sono ancora coltivati come un tempo (i ronchi), a ricordare l’economia di sussistenza contadina: verdura, antiche varietà di frutta e allevamento avicolo.

5.  Località “Secaù”. Nella località si trovano, sotto alcune balze, le rovine di un vecchio essiccatoio, dove fino ai primi anni del Novecento arrivavano le castagne raccolte nelle selve del monte per essere essiccate, battute e pulite per il commercio nel Milanese. 

6. Campiano.  È un antico abitato rurale di cui è attestata la presenza già in un atto riferito alla sua selva nel 960. Il suo toponimo significherebbe “campo in piano”. I terrazzamenti adiacenti sono coltivati a ortaggi frumento e orzo. È presente un allevamento di capre da latte, mucche, asini e oche.

7. Biglio Superiore. Tra la valle della Pizza e la valle Acquarata si trova Biglio, una delle architetture rurali meglio conservate, che documenta il tipico borgo contadino dell’Alta Brianza. L’abitato si sviluppa in due parti: Biglio Inferiore e sopra un pianoro più in alto, Biglio Superiore che è ancora abitato.

8. Biglio Inferiore. Nel suo “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, redatto tra il 1290 e il 1311, Goffredo da Bussero ne cita la piccola chiesa di campagna. Ciò ne attesta l’origine molto antica e le cronache riferiscono della presenza di un piccolo cimitero ora scomparso. Due filari di vite di fronte ai campi dell’Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo, rappresentano la memoria di un tempo in cui i terrazzamenti erano tutti assiduamente lavorati a ortaggi, cereali, frutta e vite; coltivazioni che consentivano alla povera comunità di Biglio di conseguire l’autosufficienza alimentare. Dal punto di vista architettonico, la costruzione del nucleo rurale di Biglio Inferiore risente dell’influenza della Serenissima e di conseguenza del Bergamasco. Le costruzioni sono basse e all’interno si trovano stalle, fienili e ricoveri per attrezzi.

9. Miglianico.  È una piccola località del comune di Valgreghentino, la cui vocazione agricola di un tempo è testimoniata dalle cascine e dalla presenza di molti terrazzamenti, quasi esclusivamente ora destinati a prato. Il toponimo fa riferimento alla distanza approssimativa di mille passi romani che lo separano da Airuno

Scheda tecnica: 

PERIODO PERCORRENZA: i sentieri del Monte di Brianza sono percorribili in tutte le stagioni; va tuttavia considerato che nel periodo primaverile ed autunnale può esserci presenza di fango a causa delle piogge più abbondanti, è quindi consigliabile un abbigliamento e un’attrezzatura di media-montagna.

DISLIVELLO POSITIVO: il percorso prende avvio da quota 234 m.s.l. e raggiunge, come quota massima, 658 s.l.m. circa; tuttavia sono presenti alcuni saliscendi che comportano un dislivello totale di 660 metri.

LUNGHEZZA PERCORSO: circa 10,60 km

PRESENZA DI ACQUA SUL SENTIERO: Non indicato

Info utili: 

LINK A CUI È POSSIBILE FAR RIFERIMENTO PER AVERE MAGGIORI INFORMAZIONI CULTURALI SUL TERRITORIO: www.parcocurone.it/fruizione/index.html.

SUGGERIMENTO PER PERNOTTARE LUNGO IL PERCORSO: Amata Valley di Casati Armidio, è una ben curata foresteria con vista sul Resegone e si trova in Via Fratelli Kennedy,30 Valgreghentino n. 392 4004118. Hotel Ristorante Due Platani Via Statale, 18 Airuno tel.09943280.

SUGGERIMENTO PER MANGIARE LUNGO IL PERCORSO (in cui l’escursionista può trovare la tradizione culinaria locale): 

Valgreghentino: per scoprire i tipici sapori della cucina locale, l’agriturismo “Il Terrazzo” a Biglio offre una ristorazione basata su piatti tipici tradizionali della zona, con utilizzo sia di prodotti propri che di altre aziende locali. E’ necessaria la prenotazione al n. cell. 3388150826 Per informazioni visitare il sito http://www.agriturismoilterrazzo.it/. Osteria del Bindon Villa San Carlo, 15 Villa San Carlo (Valgreghentino) tel. 03411849459. Ristorante-pizzeria Paolino (specialità di lago e non solo) Via Fratelli Kennedy, 101 Villa San Carlo (Valgreghentino) tel. 0341 604608. 

AirunoAizurro - circolo ARCI “Amici di Tino” aperto sabato e domenica (solo per tesserati ARCI). Ristorante Pizzeria Il Gabbiano Località Gibello, 8 Aizurro (Airuno) tel. 039 9943050. Hotel Ristorante Due Platani Via Statale, 18 Airuno tel.9943280.

Colle Brianza: San Genesio – Ristoro Alpino San Genesio – aperto sabato e domenica tel. 039 9260513. Campsirago – “Osteria Stala del Re” – telefonare prima per prenotazione al: 0399260198.

SUGGERIMENTO DI GUIDE O ASSOCIAZIONI CHE SUL TERRITORIO PROPONGONO ESPERIENZE A PAGAMENTO: No