Il migratore dagli occhi gialli

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Avete presente quando incontri qualcuno che non conosci e che consideri estraneo? Questa è stata la mia sensazione la prima volta che ho incontrato quello che sarebbe poi diventato il mio rapace preferito: il falco pecchiaiolo. Nemmeno sapevo dell’esistenza di questo animale ma quando, guardando attraverso l’obiettivo della mia macchina fotografica, incrociare il suo occhio giallo ne rimasi completamente folgorato. Era un tardo pomeriggio di metà maggio, una di quelle giornate con il cielo terso, azzurro e con le nuvole rosa, e io stavo proseguendo dritto lungo un piccolo sentierino. Alla mia destra alberi da frutto in fiore e ampi prati scoscesi, la cui vista spaziava poi sulle colline e la pianura che, all’orizzonte, si estendeva; alla mia sinistra invece una bella staccionata di legno impediva l’accesso ad un prato privato, che in leggera salita portava sino al fitto bosco. Camminavo molto lentamente godendomi quella meravigliosa atmosfera ed avevo appena assistito al banchetto di una colorata cinciallegra, che si era gustata un prelibato ragno. Ad un certo punto, alle mie spalle, percepii uno strano suono, come un battere d’ali e, in men che non si dica, a pochissimi metri di distanza, venni superato da un grosso volatile dal colore scuro che si andò ad appollaiare su un albero di prugne poco più avanti. Io, che pensavo fosse la classica poiana che puntualmente incontro nelle mie uscite fotografiche in quelle zone, pensai che comunque fosse una buonissima occasione per immortalare il rapace e quindi, molto silenziosamente e rendendomi il più piccolo possibile, mi avvicinai. Continuai lungo il sentierino e sfruttando la staccionata come “nascondiglio” riuscii ad arrivare sin sotto l’albero da frutto in cui l’uccello stava riposando. Una volta raggiunto il punto giusto ed impostata la macchina, mi alzai e la puntai in quella direzione. Con enorme stupore notai che non si trattava di una poiana come credevo, bensì di un grosso rapace a me sconosciuto; mi stava fissando e la prima cosa che notai fu la testa grigia dalla quale riflettevano come dei fari due occhi gialli, ero davvero incuriosito da quell’animale di cui non sapevo praticamente nulla, nemmeno il nome. Ero sicuro mi avesse visto e che, da lì a poco, sarebbe scappato lontano, invece rimase li, immobile, sul suo ramo a guardarsi attorno, forse in cerca di qualche preda; cercai di scattare più foto possibili e devo dire che rimasi molto soddisfatto del risultato ottenuto. Poi, proprio come era arrivato, con un balzo riprese il volo e sparii al di là della collina. Entusiasta dell’incontro appena fatto, una volta tornato a casa, cercai tutto su quell’uccello e scoprii che, oltre ad essere bellissimo, era un vero e proprio viaggiatore, proprio come me e provai subito un senso di eccitazione ed ammirazione nell’aver avuto la fortuna di incontrare e fotografare un esemplare del genere. Due giorni dopo tornai su quel sentiero alle prime luci del mattino, curioso di vedere se lui fosse ancora in zona e, con mio grande stupore, lo vide sorvolare in cerchio sopra la mia testa, come se mi avesse riconosciuto e fosse venuto a salutarmi. Anche in quel caso riuscii ad immortalarlo.