"La montagna per tutti" sul Sentierone f...
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Fino al 10 novembre si può visitare a Como la mostra “Prima di Como. Nuove scoperte archeologiche del territorio”. Nella chiesa di San Pietro in Atrio (via Odescalchi) per la prima volta sono esposti reperti archeologici di grande importanza storica, esito della ricerca condotta a Como negli ultimi dieci anni. L’articolata rassegna è organizzata congiuntamente dalla Soprintendenza archeologica e dai Musei civici di Como. Accanto alla panoramica sugli ultimi ritrovamenti, illustra le novità scientifiche sulle più antiche fasi di popolamento, sviluppatosi nel corso del primo millennio avanti Cristo, e mette in risalto il valore e il significato del ricco patrimonio archeologico comasco precedente alla fondazione della colonia romana.
Urne cinerarie e vasi per offerte dalle forme inconsuete, ornamenti in bronzo, ferro, ambra, pasta vitrea, elementi dell’abbigliamento, amuleti, simboli di status delle antiche popolazioni e preziosissime armi riferibili alla cultura protostorica detta “di Golasecca” caratterizzano il percorso espositivo, accompagnato da fotografie e disegni ricostruttivi, video e immagini 3D, che forniscono, grazie alle nuove tecnologie, informazioni approfondite finalizzate a coinvolgere un vasto pubblico. I temi principali della mostra sono i corredi funerari della prima età del Ferro provenienti dagli scavi di San Fermo della Battaglia e di Grandate; l’enigmatica area religiosa-monumentale del Nuovo ospedale Sant’Anna, risalente al VI secolo a.C., costituita da un grande circolo del diametro di 70 m, delimitato da un doppio recinto di pietre con piattaforma centrale a emiciclo e setti radiali in materiali litici e terre diverse, di difficile interpretazione funzionale; un ripostiglio sacro dell’età del Ferro rinvenuto sul monte San Zeno in Val d’Intelvi; i più recenti dati archeobiologici sul clima, la vegetazione, l’alimentazione umana in età protostorica; e infine i risultati della nuova ricerca condotta sul Carro cerimoniale del V secolo a.C. della Ca’ Morta dal professor Bruno Chaume dell’Università della Borgogna, direttore del programma Vix et son Environnement, che ha messo in evidenza una stretta parentela con i coevi carri di ambito culturale hallstattiano, rinvenuti nel Centro Europa.
La mostra è inoltre un invito a visitare i beni archeologici presenti in città e nei dintorni: il Museo civico cittadino, dove sono conservati l’originale del Carro celtico e i reperti dei passati rinvenimenti nella necropoli della Ca’ Morta, il Parco della Spina Verde, il Circolo dell’Ospedale di Sant'Anna e infine, per l’epoca romana, l’area delle Terme di viale Lecco e Porta Pretoria.
Il progetto scientifico è stato redatto da Lucia Mordeglia, Soprintendenza archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio, Varese; Marina Uboldi, Musei civici di Como; Stefania Jorio, già Soprintendenza archeologia della Lombardia; con la collaborazione di Marta Rapi, docente di Preistoria e Protostoria, Università degli Studi di Milano; Mauro Rottoli, laboratorio di archeobiologia dei Musei civici di Como e Mimosa Ravaglia, archeologa.
La mostra è aperta da martedì a venerdì dalle 15 alle 18, sabato e domenica dalle 10 alle 18 (lunedì chiuso).
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