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NICOLA DI CESARE, “IL GAUDÍ DI GROSIO”: HA REALIZZATO UN PICCOLO CASTELLO SULLA SPONDA ROCCIOSA DELLA RUASCERA

26 Marzo 2023 / 12:40
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Scritto da Ezio Cairoli
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NICOLA DI CESARE, “IL GAUDÍ DI GROSIO”: HA REALIZZATO UN PICCOLO CASTELLO SULLA SPONDA ROCCIOSA DELLA RUASCERA

26 Marzo 2023/ 12:40
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Scritto da Ezio Cairoli

Il Castello del Gaudí valtellinese è una costruzione, non solamente interessante e curiosa, ma davvero magica!

Si trova a Grosio, in provincia di Sondrio, sulle Alpi Retiche.

Nicola Di Cesare, classe 1950, abruzzese di nascita ma grosino d’adozione, ha creato un luogo che sta diventando sempre più un’attrazione.

Da ragazzo lavorava per la marchesa Margherita Visconti Venosta e ogni estate veniva a Grosio perché nel centro del Paese aveva una residenza estiva.

Nello spaccio alimentare, adiacente alla piazza centrale, Nicola ha conosciuto la sua futura moglie, Domenica Lucia, alias Menina.

Nel 1981, durante il suo tempo libero, ha cominciato a costruire, dietro casa sua e su un terreno impervio, il suo “rifugio” per evadere dalla routine.

Ha fatto l’arte la passione della propria vita.

Dopo un lungo, duro e paziente lavoro e grazie alla sua originalità e alla sua praticità innata, ha regalato ai suoi concittadini e a tutti i suoi visitatori un piccolo angolo di Barcellona nel cuore della Valtellina.

I colori e i mix di forme e cromie ricordano le opere di Antoni Gaudí, massimo esponente del Modernismo catalano, come Casa Batllò e Parco Güell.

Qualcuno l’ha definito un esempio virtuoso di “Land Art”, mentre qualcun’altro un’opera di “Up Cycling”, perché ha riutilizzato degli oggetti per creare dei prodotti di maggiore qualità.

Nonostante ciò, non si è ispirato a nessun artista e a nessun movimento; tutto è nato in modo spontaneo, seguendo l’ispirazione del momento.

Il Giardino Roccioso è adornato da mosaici policromi, sculture, fontane, muretti a secco, arcate, panche e vasi.

Duecentosette scalini si diramano tra grotte, sentieri, viuzze, passaggi segreti e cunicoli.

Gli attrezzi usati sono stati il cemento, i sassi, il picco e la pala.

Tra incanto, meraviglia e stupore è un luogo in cui perdersi e percorrendo queste viottole si torna un po’ bambini.

La struttura è interamente sostenibile perché è composto da materiale riciclato (conchiglie, damigiane, fanali delle macchine, specchi, tappi, vetri di bottiglie e vecchi piatti di ceramica).

Di Cesare ha creato delle piccole nicchie per gli scarti, gli oggetti privi di uso e datati, come una macchinina giocattolo rossa, un vecchio telefono della Sip, una sveglia delle merendine Buondì, una zucca di Halloween e uno Swatch dei tempi che furono, che hanno riacquistato una vita grazie alla sua fantasia, assumendo un valore di grande importanza, facendo parte di un progetto più ampio.

Sui parapetti e sugli scalini sono incisi delle date a lui care, dei pensieri, delle espressioni di auguri e dei detti popolari.

Sull’ultimo scalino, il 207^, che conduce al punto più alto, è stata realizzata nel 2020, l’anno del Covid, la scritta “Questo cercavo”.

Tra le forme più ricorrenti c’è il cuore, che imponente ritorna quasi in ogni parte del giardino e che rappresenta il filo rosso della sua vita.

Anche la natura è una parte fondamentale del Castello Gaudí perché i fiori e le piante, che si intrecciano nella struttura, creano un gioco visivo impressionante.

Grazie al passaparola sui social network e, dopo la pandemia, al turismo lento (slow tourism), che porta i turisti alla riscoperta dei luoghi contigui, sta acquisendo grandissima notorietà.