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Ore drammatiche sul Cerro Torre, intervento di soccorso dei Ragni di Lecco

31 Gennaio 2022 / 11:21
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2037
Scritto da Redazione Orobie
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Ore drammatiche sul Cerro Torre, intervento di soccorso dei Ragni di Lecco

31 Gennaio 2022/ 11:21
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Il racconto delle tragiche ore vissute sul Cerro Torre da due spedizioni impegnate sulla parete Est.

"Quello che è accaduto nei giorni scorsi sul Cerro Torre ci ha travolto. Come è successo altre volte nella nostra storia, in poche ore si sono susseguite l’ansia per l’attesa di notizie, il sollievo nel sapere che i nostri alpinisti erano sani e salvi, la felicità per un grande risultato raggiunto e la disperazione per la tragedia che ha coinvolto dei carissimi amici". Così i Ragni di Lecco, che hanno condiviso il report di Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci. I tre hanno aperto una nuova via sul Diedro degli Inglesi. Negli ultimi 300 metri hanno condiviso la salita con Corrado Pesce e Tomás Aguiló, anch'essi impegnati sulla stessa parete; ma che nella fase di discesa sono rimasti coinvolti in un gravissimo incidente.

I due alpinisti sono stati travolti da un’enorme scarica di ghiaccio e sassi, lasciando Corrado Pesce completamente paralizzato, per i traumi riportati. Il compagno di cordata, ferito a sua volta, è riuscito a scendere per alcune centinaia di metri e a a dare l'allarme. 

«Alle 17 Tomy e Korra arrivano in cima al Cerro Torre, hanno aperto una via grandiosa sulla montagna più bella e del mondo. Mezz’ora più tardi David, Giga ed io (Matteo Della Bordella N.d.R.) li raggiungiamo sulla vetta. Anche noi abbiamo aperto una nuova via sul leggendario Cerro Torre, non è solo un grande sogno questo, ma è sicuramente la via più bella, importante e difficile che abbiamo mai percorso nelle nostre vite.

Pochi istanti dopo esserci congratulati gli uni con gli altri, le nostre strade si dividono. Tomy e Korra avevano pianificato la discesa notturna (per ridurre al minimo il pericolo di crolli e scariche) lungo la parete Nord. Noi invece abbiamo pianificato di bivaccare in cima e quindi scendere il giorno successivo lungo lo spigolo Sud Est, la cosiddetta via del compressore. Loro provano a convincere noi a scendere insieme a loro, noi viceversa proviamo a convincere loro a scendere con noi, ma tutti decidono di rispettare le proprie originarie intenzioni.

Venerdì 28 gennaio. Tomy e Korra scendono al buio lungo la parete Nord e quando raggiungono il luogo dove avevano lasciato sacchi a pelo e materiale da bivacco decidono di riposarsi un paio di ore, prima di continuare la lunga discesa. In quelle due ore, mentre stavano riposando vengono travolti da un’enorme scarica di ghiaccio e sassi che ferisce gravemente Tomy e ancor più gravemente Korra, il quale rimane completamente paralizzato, impossibile a muoversi, per i traumi riportati.

La montagna è enorme e noi dalla cima del Torre, dove stiamo passando la notte siamo assolutamente ignari dell’accaduto. La mattina iniziamo la lunga discesa a corde doppie per la via del compressore. Dopo circa 30 corde doppie, alle 17 raggiungiamo, al limite delle nostre forze, il ghiacciaio alla base del Cerro Torre. In quel preciso momento, capiamo che è successo qualcosa. Incontriamo sul ghiacciaio un team di alpinisti che ci comunica di un incidente avvenuto a Tomy e Korra.

Dalle informazioni a nostra disposizione ci viene comunicato che Tomy è riuscito a scendere fino a circa 300 metri da terra, mentre Korra è ferito in maniera grave, non ha dato nessun segnale e non si hanno notizie certe sulla posizione in cui si trova. Grazie al nostro drone, individuiamo la posizione precisa di Tomy, ma purtroppo non siamo in grado di localizzare Korra. Quindi iniziamo le operazioni di soccorso a Tomy circa alle 18 di sera. Conoscendo bene quella parete e pur essendo estremamente provato dalla nostra salita, mi metto al comando della cordata di soccorso. Dietro a me l’alpinista svizzero Roger Schali, quindi il tedesco Thomas Huber, infine l’argentino Roberto Treu. In circa 3 ore ripercorriamo i 7 tiri della nostra via fino a nevaio triangolare, quindi con una traversata di 60 metri raggiungiamo Tomy. Quando finiamo di mettere in sicurezza Tomy e farlo scendere, accompagnato da Thomas Huber e Roberto, è già passata la mezzanotte. Si è alzato un vento fortissimo, la temperatura è precipitata. Io e Roger siamo soli sulla montagna con una sola corda a disposizione, cerchiamo di chiamare o avere notizie su Korra, ma non riceviamo alcun segnale. Tomy ci aveva comunicato che si trovava 300 metri sopra di lui e in condizioni estremamente gravi, tuttavia né tramite droni, né tramite i binocoli, nessuno durante la giornata è stato in grado di localizzarlo.

Roger ed io, aspettiamo fino alle 3 di notte al freddo e al vento sul nevaio triangolare in attesa di qualche risvolto positivo, che tuttavia non arriva. Quando, inizio ad avere alcuni svarioni, non sentire più i piedi dal freddo e sentire una musica nella mia testa, capisco che è il momento di scendere, perché a malapena potrei badare a me stesso in quelle condizioni. La decisione è amara, ma purtroppo siamo già ben oltre i nostri limiti fisici e psicologici, capiamo che Korra resterà per sempre su quella montagnaA posteriori ci verrà comunicato dall’equipe medica del soccorso che nelle condizioni di Korra, ogni speranza di trovarlo vivo sarebbe stata vana.

Un enorme ringraziamento va a tutti gli alpinisti coinvolti nel soccorso, in particolare a Thomas Huber, che con la sua visione lucida è stato in grado di coordinare le operazioni in parete. Ed anche a tutte le persone che hanno partecipato nel soccorso a Tomy, per trasportarlo dai piedi della parete fino all’accampamento Nipo Nino. E’ stato un lavoro di squadra incredibile con più di 40 persone coinvolte, sia argentine che di altre nazionalità, che per tutta la notte e a discapito di rischi personali, si sono mobilitate dal paese di El Chalten, stando per 40 ore di fila senza dormire, per portare Tomy in salvo. Una ennesima grandissima dimostrazione di solidarietà nel mondo alpinistico.

Chiamiamo la via appena salita da David, Giga ed io, "Brothers in arms" in onore di Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto, Korra Pesce e tutti i nostri fratelli che sono mancati sulle montagne che tanto amiamo».

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